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di MCS

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Covid-19, l'emergenza vista dal termovalorizzatore di Bergamo

Rifiuti sanitari quintuplicati (150 tonnellate a settimana), in calo tutte le altre tipologie. Si va verso la normalizzazione dei flussi. Intervista a Marco Sperandio (Rea Dalmine)

Marco Sperandio
Marco Sperandio

Per avere evidenza di come il Paese si sia lasciato alle spalle la Fase 1 di questa complicata emergenza sanitaria, uno dei modi è quello di monitorare come cambiano i flussi dei rifiuti in ingresso negli inceneritori, impianti che nelle settimane più critiche della crisi hanno garantito la tenuta del sistema. A Dalmine, in provincia di Bergamo, il termovalorizzatore della società Rea ha bruciato fino a 150 tonnellate a settimana di rifiuti sanitari in uscita dagli ospedali e ora si avvia verso un ritorno ai livelli medi precedenti, circa 30 tonnellate a settimana. Intanto, in concomitanza con i primi allentamenti del lockdown, si rivedono anche i primi carichi di rifiuti speciali da utenze artigianali-industriali. “Con la riapertura di tutte le attività industriali e commerciali, ci aspettiamo di tornare a registrare i livelli di inizio anno tra un paio di mesi”, dice alla Staffetta Marco Sperandio, presidente della società del gruppo Greenthesis che gestisce l'impianto di Dalmine, con cui abbiamo parlato degli impatti dell'emergenza e di come affrontare al meglio la Fase 2 dal punto di vista della gestione dei rifiuti.

L'impianto di Dalmine si trova nel cuore del territorio italiano più colpito dal Covid-19. Come sono cambiati i flussi di rifiuti in ingresso negli ultimi due mesi (ospedalieri, speciali, urbani, extraregionali)?

Negli ultimi mesi si è assistito ad una variazione abbastanza significativa del mix di rifiuti in ingresso. Se, da una parte, i rifiuti urbani indifferenziati, che Rea ritira quasi esclusivamente dal territorio della Provincia di Bergamo, hanno avuto un lieve decremento a causa della diminuzione delle attività commerciali e del turismo, i rifiuti speciali provenienti da utenze non domestiche (artigiani ed industrie) si sono praticamente azzerati data la chiusura pressoché totale delle attività che li producono.

Anche per quanto riguarda i flussi extraregionali, nel nostro caso dalla Campania, si è riscontrato un calo nei conferimenti, anche in questo caso legato al fermo delle attività commerciali e del turismo. L'unico flusso per il quale si è riscontrato un sostanziale aumento è stato, purtroppo, quello dei rifiuti ospedalieri che Rea riceve a valle di un processo di sterilizzazione con vapore effettuato in impianti terzi autorizzati. Questo flusso, per Rea, è passato da circa 1 carico a settimana (circa 30 tonnellate) ad un carico al giorno (circa quindi 150 tonnellate). Nelle ultime settimane abbiamo riscontrato un ritorno ai volumi medi precedenti all'emergenza sanitaria per questa tipologia di rifiuti ed un inizio di ripresa al conferimento dei rifiuti speciali da utenze artigianali-industriali.

Si va verso una normalizzazione. Vi aspettate un ritorno ai livelli precedenti?

Sì, si stanno lentamente normalizzando, pensiamo che ci vorranno almeno un paio di mesi per tornare a registrare i livelli di inizio anno a seguito della totale apertura delle attività industriali e commerciali.

C'è stato bisogno di chiedere un via libera per operare alla massima capacità termica autorizzata?

No. Gli impianti di incenerimento della Lombardia sono già autorizzati al massimo carico termico e quindi per Rea non è stato necessario aderire alla possibilità di richiedere un innalzamento.

Rispetto alla discarica avete registrato variazioni di tipologie o quantità di rifiuti in ingresso?

Per quanto riguarda la nostra discarica per rifiuti urbani ed assimilati agli urbani Gea di S. Urbano (Pd) abbiamo riscontrato una sostanziale costanza nel flusso di rifiuti urbani mentre, anche in questo caso, per i rifiuti speciali da attività industriali ed artigianali è stato riscontrato un brusco crollo nei conferimenti.

In questa gestione emergenziale sono emerse criticità del sistema da correggere per il futuro? Se sì, come?

Gli impianti del Gruppo Greentehsis sono considerati strategici e di pubblica utilità in quanto operano nel trattamento, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e rifiuti speciali (pericolosi e non pericolosi) provenienti da molteplici settori industriali. Al fine di garantire continuità al servizio anche durante l'emergenza sanitaria, il Gruppo ha prontamente implementato le misure di sicurezza interne a garanzia del personale operante nei nostri impianti, adeguando i protocolli aziendali ai dettami dei vari Dpcm nonché alle varie disposizioni regionali con particolare attenzione ai documenti emessi dall'Istituto Superiore di Sanità riguardanti sia alcune tipologie di rifiuti (urbani, fanghi depurazione) sia le attività di prevenzione e gestione degli ambienti di lavoro.

Un tema sul quale sono emerse oggettive criticità nelle regioni che hanno avuto maggior impatto dell'infezione è stato sicuramente quella relativa alla raccolta dei rifiuti indifferenziati dalle utenze in cui erano presenti soggetti malati o in quarantena preventiva: sebbene infatti l'Iss consigliasse, oltre alle precauzioni da adottare all'interno delle mura domestiche per la raccolta e gestione dei rifiuti, l'opportunità di un servizio di raccolta separata per le utenze in cui vi era la presenza accertata di malati o di persone in quarantena, ciò non sempre si è verificato, probabilmente sia per questioni legate alla privacy (una raccolta separata avrebbe reso individuabili le utenti ammalati o in quarantena) sia per il costo dell'organizzare ritiri separati.

Per quanto riguarda il territorio lombardo il rischio è stato probabilmente basso in quanto l'ampia diffusione dell'epidemia ha fatto sì che da subito tutti gli operatori e gli impianti si dotassero di protocolli e Dpi adatti a minimizzare al massimo il rischio, tenuto conto che il rifiuto indifferenziato viene quasi completamente conferito in impianti di incenerimento. Pertanto, anche il rischio legato alla manipolazione a valle della raccolta di tali rifiuti è stato abbastanza contenuto. Diversa è la situazione nelle regioni in cui tale tipologia di rifiuti viene trattata in impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) e successivamente smaltita in discarica, questo doppio passaggio ha sicuramente un grado di rischiosità maggiore che non il conferimento diretto in impianti termici.

Guanti e mascherine costituiranno per un lungo periodo di tempo nuovi flussi di rifiuti da smaltire. Quali tecnologie possono essere sviluppate per trattare questi prodotti in maniera coerente con i principi dell'economia circolare?

Questi rifiuti, se provenienti da strutture sanitarie, vengono direttamente avviate ad impianti di incenerimento o ad impianti di sterilizzazione e successivamente sempre ad incenerimento ed è senz'altro l'unica via possibile. Per quelli invece di uso domestico le attuali raccomandazioni sono quelle di smaltirle, con precauzioni nel maneggiarli, nella frazione indifferenziata del rifiuto domestico. La possibile contaminazione di guanti e mascherine esclude, secondo me, qualsiasi possibilità di riciclo dei materiali di cui sono composte anche per l'ampia varietà (per le mascherine) di materiali di cui sono costituite. A mio parere la produzione di un materiale sterilizzato che possa poi essere avviato a recupero energetico in impianti di incenerimento, oppure come combustibile sostitutivo di combustibili fossili ad esempio in cementifici, è l'unica soluzione possibile.

Cambiando argomento, pochi mesi fa Greenthesis ha annunciato un accordo con A2A Calore e Servizi (Acs) per portare l'energia prodotta dal termovalorizzatore di Dalmine nella rete di teleriscaldamento di Bergamo. Come si svilupperà il progetto?

La società A2A Calore e Servizi (Acs), che gestisce la rete di teleriscaldamento della città di Bergamo, in vista del progetto di ampliamento dell'infrastruttura di rete, ha manifestato l'interesse per l'acquisizione di calore dall'impianto Rea. In seguito alla collaborazione fra le strutture di Rea e Acs è stato possibile conseguire una validazione condivisa dell'idea progettuale e di tutti gli aspetti tecnici ed economici legati all'iniziativa. Nell'accordo è stato definito che Rea e Acs coordineranno la pianificazione dei rispettivi interventi preliminari e strumentali al prelievo/cessione del calore recuperato dall'impianto di Rea con l'obiettivo condiviso di conseguire la messa in servizio delle opere e quindi l'avvio della cessione del calore entro ottobre 2022. Il recupero degli investimenti per le opere competenti a Rea di realizzazione della sezione cogenerativa e per le opere competenti ad Acs di realizzazione della rete di teleriscaldamento avverrà tramite la cessione alla rete di teleriscaldamento di 90.000 megawattora di calore durante la “Stagione Termica” (periodo temporale compreso tra il 15 ottobre ed il 15 aprile) per un periodo minimo di 15 anni.

Tra i benefici che porterà l'opera di allacciamento del termovalorizzatore di Rea Dalmine al teleriscaldamento di Bergamo vi è, grazie a un incremento della resa dell'impianto, l'immissione nella rete di una quantità di energia termica superiore del 50% rispetto a quella disponibile oggi, consentendo il riscaldamento di 11 mila case in più ed il risparmio di circa 15.000 tonnellate di Co2 immesse nell'aria ogni anno.