Alla fine, con un “escamotage” degno del miglior giurista (la dizione di “tributo ambientale”), la Regione Sicilia ha approvato la tassa sui gasdotti che attraversano l'isola (in pratica, quello algerino). Nella prima versione della proposta (2001) il gettito atteso era di 160 miliardi di lire all'anno che salgono ora a circa 240, derivanti da una gabella pari “a 153 euro per metro cubo di gasdotto”. Si tocca qui con mano l'antagonismo palese tra liberalizzazione del mercato dell'energia e regionalismo spinto che, nel caso della Sicilia, può contare oltretutto sull'autonomia dello statuto. Ciò rende tutto ancor più difficile ed anche l'eventuale (e assai probabile) impugnativa ai fini del conflitto costituzionale diventa più delicata. Un “nodo” di non poco conto in vista (1° gennaio 2003) dell'apertura completa del mercato del gas.