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Gas Naturale - GPL - GNL

di G.M.

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Gnl, se parte la Sardegna

Dalla metanizzazione dell'Isola una spinta al business in tutta Italia

Gas Naturale - GPL - GNL

Passa per la Sardegna un pezzo importante della “rivoluzione” del Gnl in Italia: per ironia della sorte, l'unica Regione non metanizzata potrebbe dare una spinta decisiva alla diffusione del Gnl in tutto il Paese.

Era in programma per ieri (ma è stata rinviata per via della chiusura dell'aeroporto di Fiumicino e dei conseguenti problemi di spostamento dei partecipanti) la riunione della direzione regionale Sardegna del Pd chiamata ad approvare la posizione del partito di maggioranza relativa sul Piano energetico regionale che la Giunta dovrà varare nelle prossime settimane. E il nodo principale da sciogliere è, non per caso, la scelta sull'approvvigionamento di gas naturale: tubo dalla Toscana, rigassificatore/i o depositi costieri? Il segretario regionale del Pd, Renato Soru (già presidente della Regione tra il 2004 e il 2008), si è schierato apertamente per la soluzione dei depositi, che sarà appunto sottoposta all'approvazione della direzione.

Da ex imprenditore, Soru ha evidentemente colto il fermento che si respira nell'Isola sulla questione Gnl, e vede nella scelta del Piano energetico la possibilità di dare un'ulteriore spinta agli investimenti privati. E nel Gnl la possibilità concreta e a portata di mano di una riduzione del costo dell'energia per le imprese e per le famiglie.

La Giunta manifesta prudenza. Dopo l'addio al Galsi, in molti, nell'amministrazione, hanno puntato sull'idea del tubo dalla Toscana. Un'opera miliardaria che forse poteva avere un senso quando sull'isola erano ancora presenti industrie energivore ma certo non ora, con una domanda stimata di 400-500 milioni di metri cubi l'anno. Il che fa nascere più di qualche dubbio anche sull'idea del rigassificatore, che dovrebbe lavorare al massimo al 50% della capacità (supponendo un impianto “mini” come quello progettato a Monfalcone da Smart Gas).

Da qui l'idea dei depositi costieri. Un'idea che, ha detto Soru, “ci consentirebbe di sfruttare quella pipeline a costo zero che è il mare”, consentendo anche di accantonare il progetto della “dorsale”. Il Gnl “small scale” è una soluzione già sperimentata, soprattutto in Scandinavia, con costi e tempi di realizzazione relativamente contenuti (sicuramente in confronto con il tubo e il rigassificatore) e una certa flessibilità di utilizzo, dai trasbordi via bettoline lungo la costa al trasporto via autobotte, oltre che con l'immissione nelle reti canalizzate.

Tanto l'idea è fattibile e industrialmente sensata, che diversi operatori ci stanno già pensando. Una delle più grandi aziende dell'isola, la 3A, fa addirittura arrivare il Gnl dalla Spagna, in traghetto. La Ivi Petrolifera, titolare di un grande stoccaggio petrolifero a Oristano, ha già messo a punto il progetto di un costiero di Gnl. Le imprese sono dunque pronte a investire. Lo erano con il petrolio a 45 dollari, lo sono a maggior ragione ora che il barile è tornato a sfiorare i 70. E a prescindere dai contributi pubblici cui lo stesso Soru ha accennato – e su cui l'amministrazione regionale ha un tavolo aperto con il ministero dello Sviluppo economico.

Sarebbe un peccato se la Giunta scegliesse di temporeggiare, magari per il “gusto” di fare un'opera pubblica come il tubo, o una “grande opera” come il rigassificatore. O ancora, e più probabilmente, solo per non sbagliare. E l'idea del tubo, nella sua complessità tecnica, sembra fatta apposta per sollevare obiezioni e contrarietà. Insomma, una perfetta idea “suicida”, buona per non decidere. Quello che dovrebbe fare la Regione è garantire regole che consentano (naturalmente nella massima sicurezza) questi sviluppi infrastrutturali.

Nel giro di un paio di settimane il Mise metterà in consultazione la bozza del Piano strategico sul Gnl, molto atteso da un settore ormai in ebollizione. La realizzazione degli stoccaggi e delle infrastrutture in Sardegna farebbe senz'altro da volano al business in tutta Italia. E sarebbe un felice paradosso se il business del Gnl, che sul continente è ancora limitato a iniziative tutto sommato sporadiche (tra punti vendita stradali e impianti industriali), conoscesse il boom proprio grazie alla Sardegna.



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