È stato l’intervento più apprezzato dalla platea e sicuramente il più accorato dei ventisette che si sono susseguiti nella “maratona” organizzata giovedì alla Sala della Regina della Camera da Luca Squeri sul tema dell’Ets (Emissions trading scheme), il meccanismo creato dall'Unione europea nei primi anni Duemila per ridurre le emissioni delle grandi industrie e della produzione di elettricità da carbone, gas e prodotti petroliferi.
Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e counselor per Energia e Piano Mattei del presidente di Confindustria Emanuele Orsini, ha usato tutte le sue affilate doti retoriche per denunciare gli effetti sull’industria delle politiche europee sul clima. Un’industria “sotto attacco”, che fa “una chiamata alle armi” perché rischia di essere “spazzata via”. L’Italia, ha detto, deve trovare una propria via.
L’intervento ha toccato diversi punti critici delle politiche europee sul clima (e non solo): dalla partecipazione della finanza al mercato delle quote di emissione al balzello sull’energia elettrica provocato dall’applicazione dell’Ets all generazione termoelettrica a gas; dal prelievo dello Stato italiano sui proventi delle aste (a beneficio del debito pubblico) alla concorrenza dell’industria cinese.
“Se continuiamo col mainstream non ne usciamo”, ha esordito. “Parlo da industriale e parlo come presidente dei siderurgici più decarbonizzati del mondo, quindi ho titolo per fare un intervento duro su queste questioni, perché nessuno può tacciare gli imprenditori siderurgici italiani di negazionismo, di non partecipazione alle alle pratiche di decarbonizzazione. Il problema che abbiamo di fronte per i prossimi anni è che ci dobbiamo rendere conto che l'industria europea è sotto un attacco fortissimo. Il tema che avremo di fronte nei prossimi 5 anni è salvare l'industria europea dalla concorrenza cinese senza contenimento finora, che con l'alto livello tecnologico che ormai esprime, e i prezzi bassissimi, rischia di spazzare via l'industria europea. I ragionamenti che facciamo oggi - ha proseguito - li dobbiamo collocare in un quadro emergenziale, non in un quadro ordinario, di lussi ordinari, di un continente che è responsabile per meno del 7% delle emissioni mondiali, in cui l'industria è responsabile per meno della metà di questo 7%, che anche ipotizzando con un colpo di bacchetta magica di chiudere tutta l'industria europea, con le conseguenze economiche e sociali facilmente immaginabili, non cambierebbe niente a livello mondiale dal punto di vista delle emissioni, perché le missioni crescono del 2,5% all'anno, perché Cina, Stati Uniti, India crescono a questi livelli.
E quando parte l'Africa... allora, questo è il quadro nel quale dobbiamo collocare questa riflessione sull'Ets.
I proventi delle aste dei permessi di emissione, ha proseguito Gozzi, “oscillano intorno ai tre miliardi l'anno”. In Italia “c’è una legge antieuropea di Tremonti del 2010, che però rispettiamo tutti per patriottismo finanziario, ringraziando il ministro Giorgetti per quello che fa nel risanamento dei conti pubblici, che dice che metà dei proventi d'asta vanno a ridurre il debito pubblico. Benissimo. Ne resta un miliardo e mezzo. Dopo battaglie campali siamo arrivati ad avere 600 milioni. Fino all'anno scorso erano 150 milioni. Questi 600 milioni valgono 15 euro” sul prezzo del MWh elettrico. “Il break even per compensare l'eliminazione del costo dell'Ets è un miliardo e due. Se ci date un miliardo e due all'anno, noi siamo perfettamente neutrali. Altrimenti a noi conviene eliminare l'Ets dal turbogas”.
Gozzi ha quindi criticato il rapporto sul mercato della CO2 uscito proprio mercoledì scorso, che dava una valutazione estremamente positiva dell’Ets, definito un mercato efficiente ed efficace che ha raggiunto gli obiettivi prefissati di riduzione delle emissioni. “Questi soloni europei dicono che tutto va bene senza analisi costi benefici, perché per 20 anni sul sistema Ets non si è avuto il coraggio di fare una analisi costi benefici. Dati europei: gli hard to abate dal 2019 alla fine del 2025 hanno perso 1.200.000 posti di lavoro in Europa. Va tutto bene? Le perdite di fatturato, di produzione, di occupazione degli agricoltori si riflettono a cascata in tutte le filiere che ci stanno sopra. Ci si stupisce che gli operai della Volkswagen votino Afd? E che devono fare se nessuno si occupa di gestire la transizione e gli effetti sociali di questa transizione? Non siamo neanche riusciti, in questi anni, a eliminare gli intermediari finanziari dal mercato dell'Ets”.
Qui il presidente di Federacciai ha criticato duramente la partecipazione degli operatori finanziari al mercato delle quote di emissione: “Ma vi sembra possibile che gli industriali, che devono comprare quote Ets per mandare avanti i loro processi produttivi, devono essere sottoposti alle speculazioni di BlackRock, JP Morgan, eccetera, che sono i primi soggetti nel mercato dell'Ets. Sapete come mi hanno risposto i soloni di Bruxelles quando gli ho detto ‘Prendete la proposta di Sanchez - non è un negazionista, il primo ministro spagnolo, può essere tacciato di tutto o meno di essere un negazionista. Tre anni fa ha detto alla Commissione Europea ‘Perché non ritorniamo all'inizio del sistema Ets quando gli intermediari finanziari erano esclusi e c'erano soltanto gli industriali e le utility?’ Sapete come mi hanno risposto? La prima risposta è stata surreale: ‘perché la piattaforma informatica non consente di fare la procedura’. La vera risposta è stata: ‘Eh, ma se togliamo gli intermediari finanziari il mercato non esiste più’. E io ho risposto, scusate il francesismo: “brutti stronzi, ma vi rendete conto che per far funzionare formalmente un mercato, per dare liquidità a un mercato di questo tipo, penalizzate gli industriali che creano valore aggiunto, occupazione e reddito? Siete matti. E non si riesce neanche a intervenire su questo. Cioè, non si riesce a intervenire su una speculazione finanziaria di un mercato grosso così, perché il mercato dell'Ets è grosso così” (piccolo, ndr).
La conclusione è stata: “o ci sforziamo di ragionare in maniera diversa, di cercare le alleanze giuste per cambiare le cose a livello europeo, oppure la paralisi europea proseguirà per una ragione politica, visto che il totem dell’Ets è diventato l’ideologia dei socialisti che sono in maggioranza e bloccano tutte le decisioni. Quindi in Europa succederà poco nei prossimi anni. È per questo che, abbandonata l'illusione del prezzo unico dell'energia in Europa, è giusto che gli italiani lavorino per trovare una loro via”.
Gozzi è poi tornato sulla lunga trattativa tra Roma e Bruxelles sull’Energy release, criticando “gli interventi a gamba tesa della Commissione Europea. Se io fossi stato Pichetto avrei detto ‘Questo è il provvedimento di legge, è un provvedimento di legge virtuoso perché abbassa il prezzo dell'energia per gli energivori obbligandoli a costruire rinnovabili. Se non va bene, fateci la procedura di infrazione’. Non va bene - ha aggiunto - che l'Europa consenta ai tedeschi di avere l'energia a 50 euro in due settimane, e poi intervenga come è intervenuta sull'Energy Release in Italia. Quindi - ha concluso - la mia è una chiamata alle armi. Abbandonate i discorsi mainstream, discorsi di un'altra era. Siamo entrati in un’era diversa, siamo entrati in un’era in cui, dal punto di vista industriale, il tema è la sopravvivenza”.
Interpellato dalla Staffetta a margine, Gozzi ha aggiunto: “il decreto energia arriverà, arriverà sicuramente. Il presidente del consiglio dice che arriva prima della fine dell'anno, quindi speriamo che così avvenga. Come Confindustria abbiamo proposto al governo italiano un pacchetto di misure, con accordo tra le varie anime di Confindustria. Il tema dell'Ets è al centro di questa riflessione strategica. Sono provvedimenti complessi e quindi chiedono tempo e riflessione. L'importante è che vengano presi e che si possa guardare al prossimo anno anche a valle di questi provvedimenti”. Ma l'Italia cosa può fare sull'Ets? “Alcuni sostengono che si possa intervenire sull'Ets per il turbogas anche a livello nazionale, anche se non credo che se ne potrà occupare il decreto energia", ha risposto Gozzi.