Con una direttiva diramata il 21 marzo, il ministro dell'Interno, Domenico Minniti, allarmato per gli ultimi dati sugli incidenti stradali, ha deciso di richiamare i Prefetti e le forze dell'ordine ad una riflessione sulle cause e sulle dinamiche dei sinistri, ma soprattutto ad una rivisitazione delle strategie e dei modelli operativi che disciplinano l'attività di prevenzione e di contrasto. Nel mirino del ministro gli eccessi di velocità, la guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di stupefacenti, il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e i comportamenti che sono causa di distrazione tra cui l'uso scorretto dei cellulari e degli smartphones.
Nessuna menzione invece ai comportamenti scorretti, frutto di una diffusa diseducazione stradale, sia che si tratti di pretendere il rispetto delle precedenze, di fermarsi agli stop, di non superare agli incroci, di non superare a destra, di non andare contro mano in senso vietato, di usare le frecce di direzione, di dare la precedenza ai pedoni sulle strisce, di non fare lo slalom sulla strade a due e tre corsie o di fare il salto di corsia senza segnalarlo, di non fare le inversioni a U, di mantenere la distanza di sicurezza. E chi più ne ha più ne metta. Comportamenti che, al di là degli incidenti, provocano ogni giorno in chi li subisce crescenti sensi di irritazione e di frustrazione. Un dilagare di comportamenti illegali e riprovevoli, che dimostrano che le iniziative messe in campo per accrescere l'educazione stradale, che non è peraltro l'obiettivo del ministro, non hanno alcun effetto. Per cui ci vorrebbe ben altro (
(v. Staffetta 30/06)).
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